Mi scusate se mi gaso un po'?

Notizia del 17/10/2012

Scritto da Gioi

Come racconto spesso, ho fatto l'impiegata d'ufficio per 30 anni.

La mia passione per il cibo l'ho ricevuta in eredità poco dopo la scomparsa della mia mamma. Ero sposata da 15 giorni, quel giorno ero tornata al lavoro dopo la licenza matrimoniale, ma non è stato un bel rientro e nemmeno un bel giorno.

La mia mamma, il mio braccio destro e sinistro, la mia musa, la mia ispiratrice, la mia amica fidata, la mia compagna da una vita, se ne era andata, lasciandomi nello sconforto più nero. Lei, che sapeva tenere la famiglia unita, Lei che riusciva ad avere una parola per tutti, Lei che rusciva a capire ogni mio desiderio, Lei che mi coccolava ma sapeva anche dirmi che avevo sbagliato. Lei che mi incoraggiava, mi lodava, ma mi insegnava a stare con i piedi per terra... non c'era più.

Tutta casa nostra girava intorno a Lei, eravamo persi, tutti spaesati. Un ricordo nitido che ho del dopo funerale è quello dei miei nipotini Chiara, Matteo Marco, Francesca, seduti con le gambe a penzoloni sul terrazzo sopra il garage, che cantavano a squarciagola, quasi avessero voluto dirci che la vita continua, che si va avanti e che il tempo aiuta.

E la vita è continuata.

Ho pensato che intorno ad un tavolo mia mamma riuniva sempre tutti, davanti ad un buon piatto di calda polenta ci ritrovavamo sempre tutti e così ho considerato che avrei fatto anche io. Al tempo non sapevo nemmeno "prendere" la polenta, ma ho imparato in fretta, avevo visto mille e più volte questo gesto antico. I quaderni della mia mamma, le sue ricette erano lì, le zie bravissime anche ed è iniziata la mia avventura gastronomica. Il mio tavolo è sempre stato pieno di gente, ho cucinato tanto, ho provato tanto, ho bruciato tanto, ho buttato tante cose troppo salate, troppo grasse, troppo acide, troppo di tutto. Ma piano piano ho imparato.

Fino ad arrivare al momento fatidico dell'apertura del mio piccolo locale nella Contea di Lasen, il mio sogno grande!

Ho divagato, volevo raccontare di una notizia che oggi mi ha mandato in brodo di giuggiole e guarda un pò dove sono arrivata.

Vabbè questa è la vita.

Insomma, oggi sono uscita per una passeggiata in centro a Trieste e qui ci sono delle librerie meravigliose, piene di libri di cucina (i libri di cucina per me sono una specie di droga, dico sempre che non ne compro più perchè non so più dove metterli, ma poi non riesco a farne a meno, non li posso lasciare lì, devo per forza portarli a casa con me).

Sono entrata in una e ho comprato un libricino di antiche ricette con i fiori di campo. Poi in un'altra e ho comprato un altro volume delle Basi della cucina. In un'altra ancora ho comprato un romanzo/ricettario perchè mi piaceva la copertina (sembra una foto di mia cognata Carolina da piccina, lei ce l'ha uguale uguale, con il fiocco in testa, stessa posa), poi girando uno scaffale ho visto la guida dei Ristoranti d'Italia del Gambero Rosso 2013. Era incelofanata, avrei voluto guardarci dentro, ma non avevo il coraggio di strappare il cellophane. Così l'ho comprata, a scatola chiusa :D e... udite, udite, mi hanno regalato un Gambero!

Sì lo so che non è una Stella, e nemmeno una Forchetta, ma il mio non è uno di quei gamberi che camminano indietro, il mio andrà avanti spedito!

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